In questo articolo vi vogliamo raccontare qualcosa di diverso dalle tecnologie: faremo i conti in tasca ad un progetto di innovazione (con il buon senso dell’ingegnere) e senza le competenze fiscali e il lessico difficile, capiremo da un esempio concreto quanto poco possa costare l’innovazione nel 2020.
Fare innovazione è importante: tutti dovremmo pensarci
I Centri di Competenza sono partenariati pubblici o privati, finalizzati ad orientare, formare e supportare aziende che intraprendono progetti di R&S, con contenuti tecnologici.
Considerando il momento storico, chi non sta pensando ad innovare ha o avrà presto grosse difficoltà a rimanere competitivo sul mercato, qualunque sia il settore in cui opera.
Si potrebbe pensare che il più importante apporto di tecnologia in veste no-profit - che i Centri di Competenza come ARTES 4.0 possono dare - è già di per sé molto utile alle esigenze di tutte le imprese italiane.
In un Paese come l’Italia siamo abituati da anni al fatto che investimenti in innovazione e formazione sono anche sostenuti da strumenti di co-finanziamento di varie forme, sempre più spesso anche appoggiate da programmi europei.
I bandi ARTES 4.0
Un Centro di Competenza deve rispondere a numerosi criteri di professionalità.
Inoltre, quest'ultimo deve essere in grado di supportare finanziariamente le aziende che intraprendono un processo di innovazione.
E quindi, quasi sicuramente, anche di formazione.
Questo supporto va ben oltre i bandi emessi e gestiti dal Centro di Competenza stesso.
Nel caso di ARTES 4.0 si tratta di €3.510.000 a fondo perduto, da designare a progetti meritevoli secondo le linee guida del bando.
Il "male necessario" della finanza agevolata
Sono poche le aziende che amano il tema della finanza agevolata, e questo per:
- la burocrazia che si porta dietro;
- i ritardi che provoca (sempre legati ad aspetti burocratici;
- i vincoli che pone, spesso più di forma che di sostanza.
L’esito è che poche grandi aziende ne fanno uso (o si fanno ritagliare addosso bandi personalizzati se hanno la forza di farlo), mentre una parte delle piccole e medie fanno buon viso a cattivo gioco e sopportano.
Questo articolo non può e non vuole entrare nei meandri dei bandi di finanziamento a formazione ed innovazione presenti (sebbene essi siano tutti diversi in ogni singola regione italiana), ma solo evidenziare il fatto che siano molti e che possa valere la pena informarsi.
Quali sono le agevolazioni fiscali per le imprese che fanno innovazione?
Ci vogliamo focalizzare sulle interessanti novità della Legge n. 160/2019, che ha riformato integralmente la disciplina delle agevolazioni fiscali alle imprese che fanno innovazione.
Questo tipo di beneficio ha la comodità di essere utilizzabile subito e di non richiedere estenuanti compilazioni di documenti per fare domanda di finanziamento.
Vediamone l’effetto per tipologia di spesa.
Gli sgravi per gli Investimenti in Ricerca e Sviluppo
Saranno agevolate le attività di:
- ricerca fondamentale;
- ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico o tecnologico;
- innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati;
- design e ideazione estetica, tema che copre aspetti di innovazione di prodotto propri si alcuni settori (tessile, moda, calzaturiero, occhialeria, orafo, del mobile, dell’arredo e della ceramica).
Un esempio di applicazione
Come applicare il beneficio?
Esempio: se avete dipendenti neoassunti sotto i 35 anni coinvolti in queste attività e per un costo pieno aziendale di €100k, lo moltiplicate per 1,5 e del risultato (150k) portate a credito di imposta ben il 12% (ergo €18k). Per il resto del personale vale invece il 100% del valore. Tenendo conto che è personale che probabilmente paghereste comunque, e che l’incentivo è cumulabile con altre forme di finanziamento, niente male.
La stessa identica regola si applicherebbe ad un contratto di ricerca e sviluppo sottoscritto “extra-muros”, ovvero portato avanti da un ente esterno, per esempio da ARTES 4.0 con il suo network di università e centri di ricerca (Scuola Superiore Sant’Anna, Scuola Normale Superiore, CNR, IIT solo per citare i più blasonati).
Inoltre, in quote variabili tra il 100% e il 20% si possono portare a credito di imposta anche molti altri costi, come:
- le quote di ammortamento ed i canoni di locazione;
- i servizi di consulenza;
- le spese per materiali e altri prodotti.
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Sgravi anche per tutte le altre spese di innovazione
Dando per scontato che chi segue ARTES 4.0 è interessato all’innovazione digitale, la situazione è simile a quella della ricerca e sviluppo, ma invece del 12% applichiamo il 10%, quindi invece di €18.000 euro, “solo” €15.000.
Facciamo caso, però, a quanto abbiamo esteso l’ambito, poiché siamo usciti dal reparto Ricerca e Sviluppo, normalmente fatto di una piccola percentuale delle persone di un’azienda.
Quando parliamo di attività “finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati”, quasi sicuramente stiamo coinvolgendo la produzione, il marketing e l’Assistenza tecnica.
Certamente non tutte le persone saranno coinvolte, ma molte di più di quante facevano strettamente Ricerca e Sviluppo.
Se ci pensiamo, questa agevolazione ha molto senso, poiché vogliamo fare in modo che questi nuovi o migliorati prodotti e servizi raggiungano il mercato, e che inoltre questi processi, nuovi o migliorati, siano adottati in produzione.
Quindi è corretto coinvolgere tutta la filiera degli attori che decidono di investire e di rischiare nell’innovare.
Quindi probabilmente se nel primo esempio avevamo usato 100 come riferimento di spese di R&S, quando parliamo di innovazione questa cifra si moltiplica, almeno di 3 volte, se non di 5.
Lo stesso fa il credito di imposta.
Se per esempio in azienda stiamo pensando di assumere nuovo personale, con quella cifra si può pensare di investire in una figura junior con competenze informatiche che indubbiamente fanno comodo.
La più grande novità del 2020
Qualcuno si ricorderà che fino al 2019 il credito di imposta si poteva applicare solo su quanto in più nell’ultimo anno veniva investito in Ricerca e Sviluppo rispetto alla media del triennio 2012-2014.
Ecco, come al solito cadiamo nelle nostre formule un po’ complicate, ma vediamo di fare un esempio:
- nel 2012 ho investito 50
- nel 2013 ho investito 80
- nel 2014 ho investito 60
E nel 2019 ho investito 100; dato che la media dei 3 anni suddetti fa 63,3 periodico, posso godere del credito di imposta su 100-63,3 periodico = 26,6 periodico.
Certo, la percentuale (bisognerebbe dire “aliquota”, ma scusatemi, sono un ingegnere) era più alta del 60%, quindi il credito di imposta era di 16.
Per quanti anni si riesce ad avere incrementi di investimento significativi rispetto a quanto si spende in Ricerca e Sviluppo?
Soprattutto se un’azienda è già stata virtuosa e negli ultimi anni ha investito in modo significativo con la vecchia formula, rischia di vedere azzerato il beneficio.
E invece da quest’anno non c’è più una base di calcolo rispetto alla quale calcolare la differenza, ogni euro speso in R&S e innovazione vale per il credito di imposta. Sembra quasi troppo semplice.
Le agevolazioni sono spesso cumulabili
Spesso, quando poniamo domande agli esperti della finanza agevolata, la risposta che riceviamo più di frequente è: “Dipende”.
Non prendete quanto scrivo per oro colato, ma vi informo che l’agevolazione è cumulabile con altre misure aventi ad oggetto i medesimi costi e tenendo conto del limite del costo sostenuto (ovvero il massimo di quanto abbiamo speso, nel nostro esempio della R&S, i nostri 100).
Effettivamente, per le aziende che partecipano al bando ARTES 4.0, oppure a uno dei tanti bandi regionali a sostegno dell’innovazione, che spesso finanziano fino al 50% dei costi sostenuti, inclusi quelli di personale interno, il rischio è che il nostro progetto di innovazione non vada a buon fine.
Invece questo processo ci garantisce di mantenere la nostra posizione di leadership sul mercato, ed è importante che tutti lo facciamo, muovendoci tutti in questa direzione, al fine di trasformare il nostro modello di business.
Se se non lo facciamo rischiamo veramente grosso.
La domanda che ci dobbiamo porre è: quanto (non) ci costa non farlo?
La tipica domanda italiana: "ma quanto durerà?"
Già si dice che l’anno prossimo cambierà tutto, come al solito, e quindi è difficile convincersi di fare un investimento da ammortizzare su più anni.
C’è una buona notizia: dall’anno prossimo inizia la nuova programmazione europea (2021-2027) che punta tantissimo ad incentivare questo tipo di investimenti.
A meno che non ci siano modifiche, è molto probabile che questi investimenti abbiano davanti a loro ben 9 anni di incentivi molto certi, a partire dall’anno in corso.
E quanto costa invece non innovare?
È difficile dare un valore assoluto alla NON Innovazione.
Penso invece che sia molto più facile dargli un valore relativo, ed infatti se non vi ho perso tra i calcoli da ingegnere, sospetto che converrete con me che non innovare costa molto di più che fare innovazione.
E qui ci fermiamo, perché se siete interessati a questo tema e vorrete approfondire con noi la fattibilità di progetti di innovazione e anche avere una consulenza attiva sul quanto vi possono (non) costare, tra i soci ARTES 4.0 abbiamo tanti amici in grado di assistervi adeguatamente.
Sicuramente ne abbiamo qualcuno anche vicino a voi.
Come ente no profit, offriamo un servizio completo di tutto quel che serve:
- consulenza strategica;
- analisi tecniche;
- perizie;
- incentivi fiscali-crediti d'imposta;
- finanziamenti;
- progettazione.
Ci rivolgiamo a piccole, medie e grandi imprese, e a tutti i settori di attività, non solo industria e manifattura.